La valutazione iniziò a modificarsi dopo che il fascismo andò al potere, Mussolini si rese conto di quinto fosse essenziale, per consolidare il proprio potere, l'appoggio dei cattolici. Pertanto, con grande soddisfazione
della Santa Sede, nel 1923 ordinò di reintrodurre i crocefissi negli ospedali (da dove, invece, il laico stato liberale li aveva rimossi) e stanziò tre milioni di lire per il restauro e la ricostruzione delle chiese danneggiate durante la guerra. In tal modo, andò costruendosi un clima di reciproca fiducia, che sfociò nella firma degli accordi del Laterano dell'11 febbraio 1929.
I Patti Lateranensí si concretizzarono in tre distinti documenti. Al primo posto va ricordato il Trattato, in base al quale il Regno d'Italia riconosceva Santa Sede «la piena proprietà e la esclusiva ed assoluta potestà e giurisdizione sovrana sul -Vaticano». In tal modo, dopo quasi sessant'anní, rinasceva uno Stato della Chiesa (la Città del Vaticano), dotato di piena e completa sovranità sul proprio territorio: la «questione romana», apertasi nel 1870, trovava così la sua definitiva e formale chiusura.
La Convenzione finanziaria fu una specie di corollario economico del Trattato (che si limitava alle sole questioni politiche e territoriali); l'Italia si impegnò a versare alla Santa Sede una cospicua somma ( 750 milioni di lire in contanti, più una rendita perpetua di 50 milioni annui da interessi su un miliardo in titoli di stato ) in qualità di indennizzo per la perdita dei proventi dell'antico Stato della Chiesa, subita dal papato nel 1870. In questo caso non si può parlare di una rottura con il passato, visto che lo stato liberale, con la Legge delle guarentigie del 1871, si era offerto di versare al papa una rendita annua, in modo che egli potesse provvedere alle proprie necessità dopo aver perduto gli introiti provenienti dai territori di cui era stato in passato il signore temporale.
Una vera svolta rispetto allo stato laico uscito dal Risorgimento fu rappresentata invece dal terzo documento firmato il 1 febbraio 1929: il Concordato; . Sulla base di esso, infatti. lo stato cessava di essere neutrale in campo religioso, e accettava di privilegiare una confessione sopra tutte le altre. Alla Chiesa cattolica fu concesso che la sua dottrina religiosa fosse oggetto di insegnamento in tutte le scuole di ogni ordine e grado; l'articolo 36 del Concordato affermava categoricamente che «l'insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta nella tradizione cattolica» veniva considerato dall'Italia a fondamento e coronamento dell'istruzione pubblica». Analogamente, alla Chiesa venne concesso che il matrimonio celebrato secondo il rito cattolico avesse piena validità civile e che ai sacerdoti scomunicati fosse impedito di esercitare attività di insegnamento nelle scuole e nelle università dello stato.
0 commenti:
Posta un commento