Alla morte di Papa Leone XIII nel 1903 vi fu un conclave che tornò agitato per il veto di Francesco Giuseppe al cardinale favorito per l'elezione, Rampolla. Dopo varie votazioni senza raggiungere il quorum si arrivò all'elezione del cardinale Giuseppe Sarto, con fama di uomo religioso, ma attraverso il grave sospetto di un avvelenamento collettivo dei cardinali in conclave (50 di essi dovettero chiedere medicinali in farmacia nell'ultima notte di conclave). Il cardinale Sarto non voleva essere eletto ma accettò come si accetta una croce ed assunse il nome di Papa Pio X (1903-1914). Il nuovo Papa aveva in comune con Leone XIII solo una cosa, l'uccellagione, quella pratica barbara di catturare gli uccellini, accecarli, in modo che poi cantassero di più ed in modo migliore.
Il personaggio era certamente un pio religioso ma anche un presuntuoso che credeva che lo stesso Spirito Santo lo avesse scelto ed un teocrate che credeva più che mai al dogma dell'infallibilità del Papa.
Non si era trovato d'accordo in passato con Leone e non per un'apertura maggiore ma perché era più in sintonia con Pio IX. Era infatti un intransigente bigotto conservatore che proibì ai religiosi gli spettacoli teatrali ed alle donne di far parte della Schola cantorum, introdusse l'obbligo di imparare il Catechismo del 1912 con domande e risposte a memoria quando si doveva fare la comunione, che vietò nella musica ecclesiastica l'uso di tamburi, pianoforti e fanfare perché strumenti troppo profani, che permise solo i canti in latino, ... insomma un vero reazionario che si muoveva in linea con l'intransigentismo veneto (Ernesto Ragionieri), come veneto era la gran parte del conservatorismo italiano che aveva esordito nell'Opera. Definiva i cattolici liberali (cioè non intransigenti) dei lupi travestiti da agnelli e fu un fiero oppositore del movimento del rinnovamento sociale della democrazia cristiana che prendeva le mosse da Murri. Ai socialisti diceva invece che è conforme all'ordine stabilito da Dio che ci siano, nella società, principi e sudditi, padroni e proletari, ricchi e poveri, sapienti e ignoranti. Insomma talmente estraneo al sentire della popolazione da provocare una ulteriore frattura tra società e Chiesa. Si andava delineando, anche in ambito cattolico, due schieramenti, quello degli antichi e quello dei moderni.
La maggiore ossessione di questo Papa, in accordo con il rifiuto di ogni avanzamento e novità di tutti i Papi, fu il modernismo in salsa teologica che traeva il nome dalle posizioni dei moderni. La spaccatura emerse nel Congresso del 1903 dell'Opera a Bologna. Per la prima volta si dibatteva non di questioni curiali ma di temi sociali come la partecipazione della donna alla vita sociale e la questione dell'arretratezza del Meridione. In questo Congresso, tra le fila dei modernisti emerse un giovane prete, don Luigi Sturzo che denunciò l'inadeguatezza della Chiesa al Sud, dei preti che facevano solo feste religiose e che erano strenuamente abbarbicati ai signorotti locali, rimpiangendo i bei tempi grassi dei Borbone e fregandosene delle condizioni dei contadini poveri. La reazione di Pio X a questi avvenimenti fu da par suo: pubblicò un motu proprio in cui ribadiva l'intoccabilità della proprietà privata e la dura condanna della lotta di classe, ossessione dei Papi utili idioti del padrone, ma ben remunerati, fino ad oggi. Chi come l'Opera credette di poter camminare sulla via della democrazia cristiana fu smentito da una precisa e dura presa di posizione fatta conoscere attraverso l'Osservatore Romano (19 luglio 1904). E, ad evitare ulteriori equivoci, il Papa sciolse la medesima organizzazione riconducendola sotto la direzione dei vescovi. Anche se ignorante di politica estera, le notizie della separazione tra Stato e Chiesa che provenivano dalla Francia fecero pensare a Pio X che qualcosa di analogo potesse accadere anche nel territorio dove risiedeva il suo gregge. Si disinteressò malauguratamente della Francia dove, mentre Pio X tifava per un anacronistico ritorno alla monarchia alleato con i movimenti più reazionari del Paese, avanzavano leggi molto dure per la Chiesa (1905) occupandosi disgraziatamente (per noi) dell'Italia. Ed in Italia vi era il non voto cattolico ed i socialisti che crescevano ovunque soprattutto al Nord mettendo in minoranza i liberali moderati. Fu Giolitti che, arrivato al potere nel 1903, convinse i cattolici a partecipare al voto proprio per battere i socialisti (il primo esperimento si fece a Bergamo). Ma questa operazione era diretta dalla Chiesa e non rappresentava una crescita autonoma di un partito cattolico come auspicavano Murri e don Sturzo che definirono l'operazione come un partito delle stampelle che schierava la Chiesa con i moderati ed i conservatori contro le richieste ed esigenze popolari.
Questioni simili ma con esiti del tutto diversi si erano vissute ad esempio con gli Stati Uniti. Già Leone si era rallegrato del fatto che la separazione Stato Chiesa lì realizzata avesse lasciato piena libertà di operare alla Chiesa. Ma, quando i cattolici richiesero questa libertà di operare per loro rispetto alle gerarchie vi fu la pronta mannaia del Papa. Cosa volevano i cattolici statunitensi ? L'esaltazione delle virtù umane, della sincerità, della lealtà, mettendo in second'ordine quelle dell'umiltà, dell'obbedienza, dello spirito di sacrificio. Volevano inoltre che si fosse tolleranti con chi non la pensava esattamente allo stesso modo, che fosse possibile auspicare per sé e gli altri migliori condizioni di vita e di lavoro. Leone avversò tutto ciò con dure condanne, mettendo all'Indice ogni libro che avanzasse tale peccaminose proposte (che avanzavano anche in Francia e Germania). I più avveduti cattolici del mondo cristiano stavano capendo che in questa fase espansiva della società non ci si doveva rinchiudere in un anacronistico Medio Evo. Non era possibile misconoscere ogni novità e mettersi contro ogni scoperta scientifica, come l'Evoluzionismo. Non vi erano in Italia cattolici che attaccassero la Chiesa sui dogmi ma solo persone che richiedevano studi più aperti, la possibilità, ad esempio, di leggere la Bibbia con metodo storico-critico. Su tutto ciò la risposta fu di totale chiusura, sempre più estesa ai diversi temi, da parte di Pio X. La condanna di Pio X fu anticipata dal decreto Lamentabili sane exitu del Sant'Uffizio (l'Inquisizione) del 3 luglio 1907 (in questo decreto si elencano 65 proposizioni che stravolgono la dottrina cattolica pur presentandosi come derivate e fondate sulla stessa dottrina). Venne quindi, l'8 settembre, l'enciclica Pascendi Dominici gregis nella quale il modernismo è definito come il compendio di tutte le eresie ed i modernisti vengono additati come i peggiori nemici della Chiesa (Per verità non si allontana dal vero chi li ritenga fra i nemici della Chiesa i più dannosi. Imperocché, come già abbiam detto, i lor consigli di distruzione non li agitano costoro al di fuori della Chiesa, ma dentro di essa; ond'è che il pericolo si appiatta quasi nelle vene stesse e nelle viscere di lei, con rovina tanto più certa, quanto essi la conoscono più addentro)(13). Più oltre, nel 1910, si aggiunse il motu proprio Sacrorum antistitum con il quale Pio X impose ai sacerdoti il giuramento antimodernista. Queste encicliche e documenti avevano effetti solo in Italia dove si usarono metodi inquisitoriali e persecutori perché altrove i cattolici si emancipavano in accordo con la loro coscienza. Ed in Italia esse riuscivano a dividere sempre più il Nord dal Centro-Sud, con un Nord molto più aperto verso lo Stato nazionale. Vi fu addirittura il vescovo di Milano, Andrea Ferrari, che molti cattolici del Nord stimavano molto più del Papa e che per questo fu punito dal Papa che non lo ricevette per ben 5 anni. Ma i veri anatemi del Papa caddero su Murri che fu sospeso a divinis e poi scomunicato. Ne approfitterà per sposarsi e successivamente per aderire al Fascismo. Mentre i trattamenti per Murri furono questi, Pio X sosteneva altri movimenti come l'Unione elettorale, che doveva controllare i voti cattolici, diretta da Gentiloni mostrando che era in atto la mutazione della Chiesa dal non expedit ad una alleanza con le forze reazionarie del Paese che erano impegnate contro il socialismo. A partire dal 1913, Giolitti operò una serie di riforme elettorali che in pratica costrinsero al superamento del non expedit.
Questo fanatico e stolto che isolò la Chiesa dalle problematiche sociali più urgenti fu fatto santo dai gerarchi che seguirono fors'anche perché costui addirittura era avversario della Rerum novarum perché troppo permissiva. Se ne andò proprio mentre scoppiava quella immane tragedia che fu la Prima Guerra Mondiale, senza che dalla parte del vicario di Cristo fosse detta una sola parola contro la guerra. La Chiesa sarebbe stata obbligata a dirigere i voti controllati ad accordi di ogni tipo con i liberali. Sempre al fine di mettere in minoranza i socialisti. Questo fine fu raggiunto a caro prezzo per lo Stato laico che dopo 50 anni dovette ammettere l'impossibilità di governare l'Italia senza la Chiesa. Le trattative segrete furono porte avanti per parte ecclesiastica da Gentiloni, il Presidente dell'Unione elettorale. Non vi era un partito cattolico ma si decise di dirigere i voti su candidati che avessero sottoscritto i seguenti impegni elettorali:
1) opporsi ad ogni proposta di legge contro istituzioni religiose;
2) non ostacolare l'insegnamento provato;
3) battersi per l'istruzione religiosa nelle scuole pubbliche;
4) respingere qualsiasi legge divorzista;
5) sostenere il diritto delle organizzazioni cattoliche di essere rappresentate nei Consigli di Stato;
6) impegnarsi in riforme erariali e giuridiche graduali per un miglioramento della giustizia sociale;
7) rafforzare le energie morali ed economiche del paese.
Il Patto Gentiloni fu applicato in 330 collegi elettorali su 508, in quei collegi dove era maggiore il pericolo socialista. La segretezza fu violata da Gentiloni dopo le elezioni quando, per vanità o per assoggettare di più gli eletti agli impegni sottoscritti, fece i nomi degli eletti. Si scoprì che in grande maggioranza erano massoni, cioè nemici mortali della Chiesa. A parte questo inconveniente risultarono 228 su 310 i deputati eletti con il Patto. Ttra questi i veri cattolici contabilizzati furono una sessantina che era già un buon numero per un eventuale partito.
IL PAPA IN GUERRA
La guerra in atto fece sì che il conclave fosse brevissimo. Si doveva scegliere tra la politica progressista di Leone XIII (sic!) e quella reazionaria di Pio X. Vinse un cardinale che aveva esperienze diplomatiche, indispensabili in quel triste momento. Fu eletto il cardinale Giacomo della Chiesa che assunse il nome di Papa Benedetto XV (1914-1922). La prima cosa che fece fu il dichiarare la neutralità della Chiesa ma si era ancora in epoca in cui l'Italia non era ancora entrata in conflitto pur essendo alleata di Germania ed Austria. Benedetto poté fare il bel discorso in cu diceva che la guerra nasceva perché gli Stati si erano allontanati dai precetti cristiani (8 settembre 1914), naturalmente queste sciocchezze venivano dette fidando dell'ignoranza o della scarsa memoria degli uditori poiché la Chiesa aveva fatto ed appoggiato tutte le guerre da 1600 anni. Un analogo discorso che aggiungeva il concetto di orrenda carneficina fu pronunciato il 28 luglio 1915, in occasione dell'entrata in guerra dell'Italia. Ed altri ne seguirono. Dal punto di vista pratico vi fu un attivo sostegno a chi soffriva, ai prigionieri, ai malati, alle famiglie. E fece ciò senza chiedersi l'ideologia o la fede della persona aiutata.
Abrogò poi il non expedit (12 novembre 1919), accettò senza commenti né positivi né negativi il Partito Popolare fondato da Don Sturzo, istituì l'Azione Cattolica che volle fosse separata dalla politica. In definitiva, pur insultato a tutti, questo papa, a prescindere dai predecessori, fu persona degna, certamente in grado di far dimenticare le vergogne dei predecessori.
IL PAPA ED IL FASCISMO
Il successivo conclave elesse, come compromesso tra progressisti e conservatori, il cardinale di Milano Achille Ratti che assunse il nome di Papa Pio XI (1922-1939). Con lui andrà a soluzione la questione romana e si normalizzeranno i rapporti tra Stato e Chiesa anche se, nel suo programma e neppure nascostamente, vi era il ritorno al potere temporale della Chiesa.
Pochi mesi dopo la sua elezione, in ottobre vi fu la Marcia su Roma i cui dirigenti non solo avevano avuto ordine di non dare alcun fastidio alla Chiesa ma anche di radunarsi poi in Piazza San Pietro a Roma per manifestare in favore del Papa. L'Osservatore Romano del 29 ottobre dava un apertura di credito a Mussolini dando per buona la sua volontà di istituire un governo con tutti coloro che aspirassero il benessere popolare. Mussolini si muoverà con la Chiesa dettando però le regole. Non vorrà avere a che fare con accordi di base, democratici. Gli interessano accordi di vertice. Non vorrà avere a che fare con il partito Popolare di Don Sturzo che se ne va dall'Italia ma con l'Azione Cattolica (anche se ai preti verrà vietata l'iscrizione a qualsiasi partito), e con le varie Unioni alle dirette dipendenze del Papa. Al Papa tutto questo sta bene perché ridà auge ad un nuovo temporalismo della Chiesa che verrà sancito dai Patti Lateranensi firmati l'11 febbraio 1929. La Chiesa ottiene una infinità di beni materiali e denaro in contante in cambio deve dare il sostegno dei cattolici al Fascismo. La Chiesa rientra in gioco in Italia con molto maggiore potere, nelle scuole, nel matrimonio, in ogni funzione civile che diventa simultaneamente religiosa. Il riconoscimento dell'Italia aprì anche a quello di altri Concordati fatti con altri Paesi del mondo. Al Papa non importa allearsi con i peggiori dittatori anche assassini. Lo farà con Mussolini, con Dollfuss, Horthy, Salzar, Hitler, Franco. Resterà ferreo alleato di Mussolini anche dopo l'assassinio Matteotti ma protesterà, già forte dei riconoscimenti internazionali, quando il Fascismo se la prenderà con l'Azione Cattolica. Lo farà con l'enciclica Non abbiamo bisogno del 5 luglio 1931. Fece ciò, appena qualche settimana dopo aver pubblicato l'enciclica Quadragesimo Anno (15 maggio 1931) dove aveva sostenuto con Mussolini l'impegno comune contro i partiti sovversivi (che avevano i propri rappresentanti o in galera, o esuli o al confino) al quale fine aveva di buon grado rinunciato ai sindacati cattolici, inaugurando ilo connubio clerico-fascista mai terminato in Italia. Nel 1937 vi fu poi una energica protesta contro il Nazismo in una enciclica in tedesco, la Mit Brennender Sorge. In essa si definiva il nazionalsocialismo come paganesimo hitleriano perché erano stati attaccati beni della Chiesa e non si rispettava il Concordato quando non si poteva esercitare in pieno la libertà religiosa, si esaltava la razza ed il sangue, si facevano campagne scandalistiche contro il clero, si limitava la scuola cattolica, si soffocava la stampa. Peccato che gran parte degli italiani vivevano in un paese in cui la stampa era soffocata e non conoscevano il tedesco perché avrebbero così appreso dal Papa cosa pensava del principale alleato di Mussolini. In quello stesso anno scrisse un'altra enciclica questa ben diffusa in Italia. Era la Divini Redemptoris in cui si attaccava frontalmente il Comunismo. Pio XI avrebbe voluto rompere le relazioni diplomatiche con la Germania ma fu trattenuto dal suo Segretario di Stato Pacelli, futuro Pio XII. Siamo in pieno Fascismo e Nazismo con persecuzioni di ogni oppositore. La Chiesa se la prende con il Comunismo. Se qualcuno osservasse che ancora non siamo all'invasione della Polonia, allo scatenamento della Seconda Guerra Mondiale, alle leggi razziali, risponderei che il Fascismo già aveva dato importante mostra di sé in Italia con assalti alle case del Popolo ed alle cooperative anche cattoliche, che le imprese africane con massacro di indigeni erano a buon punto, che il cadavere di Matteotti e vari altri erano già freddi da un pezzo, che l'appellativo di Uomo della Provvidenza assegnato a Mussolini era dello stesso Papa Pio XI, ... Nonostante quanto ogni persona con un minimo di conoscenza della storia sa, Pio XI restava alleato ferreo di Mussolini.
Quando stava per morire sarebbero accadute delle cose che lo avrebbero riscattato. Si usa così in Vaticano che è una vera fabbrica di falsi documenti. Secondo quanto trapelò nel 1959, avrebbe dovuto pronunciare un discorso di condanna contro le violazioni concordatarie in Italia, le persecuzioni razziali in Germania ed i preparativi di guerra in quest'ultimo Paese. Non lo pronunciò perché morì prima anche qui in un mistero, il mistero Tisserant dal nome del cardinale che rivelò la circostanza criminale. Pio XI sarebbe stato fatto uccidere da Mussolini con una iniezione di veleno fattagli dal Dottor Petacci, padre di Claretta, l'amante del Duce. Sembra che Mussolini avesse dito voci che parlavano di una sua scomunica e la cosa gli avrebbe alienato le simpatie di milioni di cattolici in un momento in cui aveva bisogno di 8 milioni di baionette. Articoli di varie testate parlarono di ciò nel 1972.
Al di là di queste notizie non confermate da documenti vi sono invece delle non azioni di Pio XI su fatti che accaddero durante il suo pontificato e sui quali non disse nulla o cose oscene: la Guerra civile spagnola (1936) e le Leggi razziali in Italia (1938). Sulla Guerra civile in Spagna, scatenata dall'ammutinamento di Francisco Franco al governo legittimo e con l'appoggio di Mussolini ed i bombardamenti di Mussolini (tra cui quello criminale su Barcellona che provocò in un sol giorno 3000 morti) e di Hitler ad esempio su Guernica (e l'intervento di Hitler era stato richiesto anche dalla Chiesa), vi sono delle ispirate parole di Pio XI nell'enciclica citata Divini Redemptoris:
Anche là dove, come nella Nostra carissima Spagna, il flagello comunista non ha avuto ancora il tempo di far sentire tutti gli effetti delle sue teorie, vi si è, in compenso, scatenato purtroppo con una violenza più furibonda. Non si è abbattuta l'una o l'altra chiesa, questo o quel chiostro, ma quando fu possibile si distrusse ogni chiesa e ogni chiostro e qualsiasi traccia di religione cristiana, anche se legata ai più insigni monumenti d'arte e di scienza! Il furore comunista non si è limitato ad uccidere Vescovi e migliaia di sacerdoti, di religiosi e religiose, cercando in modo particolare quelli e quelle che proprio si occupavano con maggior impegno degli operai e dei poveri; ma fece un numero molto maggiore di vittime tra i laici di ogni ceto, che fino al presente vengono, si può dire ogni giorno, trucidati a schiere per il fatto di essere buoni cristiani o almeno contrari all'ateismo comunista. E una tale spaventevole distruzione viene eseguita con un odio, una barbarie e una efferatezza che non si sarebbe creduta possibile nel nostro secolo.
Non vi può essere uomo privato, che pensi saggiamente, né uomo di Stato, consapevole della sua responsabilità, che non rabbrividisca al pensiero che quanto oggi accade in Ispagna non abbia forse a ripetersi domani in altre nazioni civili.
Naturalmente i cittadini spagnoli che si rivoltarono contro la Chiesa lo fecero perché essa era sempre stata dalla parte degli oppressori, dei latifondisti, dei regnanti, dell'Inquisizione. La Chiesa prese una posizione, come sempre, ottusa facendo seguire un rapido riconoscimento del governo golpista di Franco il 16 maggio 1638, prima della fine della guerra. In Spagna tra i cattolici che difendevano la loro civiltà vi era anche uno squadrista di Bologna che aveva una croce bianca cucita sulla camicia nera. Si trattava di Arconovaldo Bonaccorsi che in Spagna, come ufficiale della milizia, trucidò da due a tre mila civili guadagnandosi il nome di Boia delle Baleari. Giovanni Paolo II beatificherà i martiri franchisti caduti (11 marzo 2001), senza occuparsi minimamente delle migliaia di preti e persone normali caduti da parte repubblicana.
Questo orrendo conflitto terminò quando era già Papa Pio XII. Egli telegrafò a Franco con queste parole: Levando il nostro cuore a Dio, ringraziamo sinceramente Vostra Eccellenza per la vittoria della Spagna cattolica. E via radio inviò questo messaggio alla nazione spagnola: I disegni della Provvidenza, amatissimi figlioli, si sono manifestati una volta ancora sopra l'eroica Spagna. La nazione eletta da Dio ... ha testé dato ai proseliti dell'ateismo materialista del nostro secolo la più elevata prova che al di sopra di ogni cosa stanno i valori eterni della religione e dello spirito.
Sulle Leggi razziali(14) il Papa agì puntando di più ed ancora ai suoi interessi di bottega. Non denunciò con la stessa fermezza usata con il governo tedesco il razzismo antiebraico con i sottili distinguo dei Gesuiti che commentando l'orrido Manifesto degli scienziati razzisti, credette allora di rilevarvi una notevole differenza rispetto al razzismo nazista Chi ha presente le tesi del razzismo tedesco, rileverà la notevole differenza di quelle proposte da questo gruppo di studiosi fascisti italiani. Questo confermerebbe che il fascismo italiano non vuol confondersi col nazismo o razzismo tedesco intrinsecamente ed esplicitamente materialistico ed anticristiano. Così i Gesuiti sempre più svergognati su La Civiltà Cattolica del 1938 (fasc. 2115, pp. 277–278). Ed il Papa era allegramente su questa posizione preoccupato di ottenere dal governo le garanzie per gli ebrei convertiti e per la libertà dei matrimoni razzialmente misti. Vi era però una rimostranza che le gerarchie facevano (sempre in segreto) al governo fascista e riguardava l'attacco agli ebrei che aveva scelto la via della razza e non quello della religione. Vi furono prese di posizione non pubbliche sulla questione come una lettera di Pio XI a Vittorio Emanuele III ma, di fronte a Mussolini che minacciava, si preferì non disturbare troppo e si scelse il pubblico silenzio. Questo seguirà anche con il degno Pio XII che pur sapendo dell'esistenza di campi di concentramento fascisti in Italia, non dirà mai nulla.
E pensare che quelle leggi furono auspicate da un tal Padre Agostino Gemelli, Rettore dell'Università Cattolica e Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, che firmò il Manifesto degli scienziati razzisti e dopo averlo fatto scrisse: Tragica senza dubbio, e dolorosa la situazione di coloro che non possono far parte, e per il loro sangue e per la loro religione, di questa magnifica patria; tragica situazione in cui vediamo una volta di più, come molte altre nei secoli, attuarsi quella terribile sentenza che il popolo deicida ha chiesto su di sé e per la quale va ramingo per il mondo, incapace di trovare la pace di una patria, mentre le conseguenze dell'orribile delitto lo perseguitano ovunque e in ogni tempo. E che fece mostra del suo antisemitismo scrivendo nell'agosto del 1924 in Vita e Pensiero, rivista dell'Università Cattolica di Milano, vero punto d'incontro tra Chiesa e Fascismo: Un ebreo, professore di scuole medie, gran filosofo, grande socialista, Felice Momigliano, è morto suicida. I giornalisti senza spina dorsale hanno scritto necrologi piagnucolosi. Qualcuno ha accennato che era il Rettore dell'Università Mazziniana. Qualche altro ha ricordato che era un positivista in ritardo. Ma se insieme con il Positivismo, il Socialismo, il Libero Pensiero, e con il Momigliano morissero tutti i Giudei che continuano l'opera dei Giudei che hanno crocifisso Nostro Signore, non è vero che al mondo si starebbe meglio? Sarebbe una liberazione, ancora più completa se, prima di morire, pentiti, chiedessero l'acqua del Battesimo. Questo prete criminale visse felice e contento tra le braccia di Santa Madre Chiesa e nessuno gli disse mai nulla, nessuno lo rimproverò, nessuno lo cacciò. E' un eroe della Chiesa che gli dedica anche un grande ospedale a Roma ma che paghiamo noi, cittadini italiani, senza vergogna per i governi del nostro Paese. Seguì la sua infausta carriera anche e soprattutto con Pio XII.
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