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“Opus dei – l’esistenza dopo la religione”: il gioco da tavolo che fa arrabbiare la Chiesa

Un gioco da tavola strategico sta sfidando la chiesa cattolica, e per il momento sembra vincere. Opus Dei: l’esistenza dopo la religione” è un gioco da tavola messo sul mercato da un gruppo di giovani danesi. L’ambientazione del gioco e il suo nome stanno regalando a questo gioco di carte una notorietà ben oltre il piccolo universo dei giocatori. E le sfide tra giocatori sono ormai adombrate dalle battaglie legali e ideologiche.
Opus Dei è un gioco da tavola, che può essere giocato da 2 a 6 giocatori. Usa delle carte ma, al contrario di suoi parenti ben più famosi come Magic: the Gathering non prevede una caccia alla carta più forte che ha portato migliaia di giocatori a passare più tempo a scambiarsi e vendersi carte piuttosto che sfidarsi davvero. Lo scopo dei giocatori è arrivare alla genesi del mondo con il miglior potenziale umano di filosofi che possano quindi assicurare al mondo un prospero futuro intellettuale. Pescando e mettendo in gioco le carte si cerca di scegliere i campioni della storia della filosofia mondiale, e al contempo di impedire all’avversario di fare altrettanto, attraverso l’uso di carte che richiamano superstizioni e miracoli. Un solo mazzo di gioco, che costa circa 20 euro, può bastare per giocare serenamente in due persone. Sopra le quattro persone, per non dare troppa rilevanza alla fortuna, si dovrebbe comprare un secondo mazzo. Dall’anno prossimo sono previste “espansioni” o “varianti” al gioco: nuovi filosofi, o l’entrata in scena di politici e grandi inventori.
Mark Rees-Andersen e Allan Schaufuss Laursen partono dal presupposto che è onere di chi crede, e non dell’ateo, provare che un dio esista o meno. E il loro gioco da tavola cerca di promuovere l’idea che il mondo sarebbe migliore senza un dio: “Opus Dei significa semplicemente ‘prodotto di Dio’, e quindi la nostra interpretazione di ‘Opus Dei – l’esistenza dopo la religione’ implica che un esistenza senza religione potrebbe davvero essere il progetto di un Dio benevolo (se mai esistesse) poiché ogni religione organizzata ha interessi personali e metodi discutibili, e non sembrano essere in grado di aiutare lo sviluppo dell’umanità, quello che oseremmo chiamare evoluzione”. Insomma i filosofi (gli scienziati, i politici e gli inventori) sono i punti cardinali dell’umanità, e il gioco vuole rendere omaggio alle loro menti eccelse, che hanno sfidato i dogmi religiosi permettendo all’umanità di aprirsi al futuro.
La Prelatura dell’Opus Dei, ovviamente, ha cercato di far causa alla Dema Games dopo che i due giovani danesi avevano ricevuto l’approvazione per l’uso del nome dall’ufficio brevetti danese. La battaglia ha portato, ovviamente, notorietà alla Dema Games, che ha lanciato il suo grido di allarme suFacebook, ricevendo però – per il momento – il modesto appoggio di 460 persone. I due autori dicono di aver sentito per la prima volta il nome Opus Dei nel film (neanche leggendo il libro) “Il Codice DaVinci”, e non pensavano che potesse essere un’organizzazione realmente esistente. E comunque Dan Brown non è stato portato in giudizio neanche per aver gettato discredito sull’organizzazione. Fanno notare i due danesi che Laibach nel 1987 ha prodotto un album chiamatoOpus Dei, senza che ciò abbia comportato per lui nessun problema legale. L’ufficio brevetti danesi, la settimana scorsa, ha assegnato la prima vittoria ai due creativi sull’uso del dominio, anche perché l’Opus Dei non ha presentato – come prevede la legge – i suoi esperti e legali all’udienza. La battaglia sullo sfruttamento commerciale del marchio “Opus Dei”, probabilmente, non avrà vita altrettanto facile.
Opus Dei è un gioco da tavola divertente, la cui pecca maggiore è nascondere una battaglia legale con un’altra. La Dema Games è una piccola società nata proprio per lanciare questo primo gioco, puntando molto sulla controversia sempre attuale tra fede e ragione. Il loro prodotto, da un punto di vista di marketing, sicuramente sta funzionando molto bene. Il sistema di gioco anche è molto efficiente, considerando anche che questo è il loro primo gioco. Forse troppo. In effetti Opus Dei ha la stessa meccanica di gioco di Guillottine, un gioco che metteva in riga i nobili francesi durante la rivoluzione per essere decapitati. Stesso numero di turni e giocatori, stesso tipo di gioco con i personaggi, e stesse possibilità di manipolare la “linea temporale” per permettere al proprio boia di fare scorrere il più puro del sangue blu. Insomma la battaglia dei diritti sull’uso del nome potrebbe essere vincente, ma se la Hasbro decidesse di far causa, la multinazionale del giocattolo potrebbe spuntarla lì dove i religiosi hanno fallito.



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