Gran parte del dibattito relativo alla sindone di Torino si riduce alla questione «se la figura visibile sul telo sia quella di Gesù di Nazaret detto il Cristo»: solo nell'eventualità di una risposta positiva la sindone sarebbe autentica, degna di rispetto e di venerazione, mentre nel caso contrario sarebbe un falso. Anche se spesso viene formulato in maniera diversa, quasi soltanto questo è l'interrogativo alla base delle indagini sul lino conservato a Torino. Per rendersene conto basta immaginare l'eventualità che un giorno si arrivi a dimostrare che «l'uomo della sindone è un certo XY», cioè non Gesù di Nazaret: l'interesse per l'oggetto cadrebbe istantaneamente e nessuno, a parte forse gli archeologi, si preoccuperebbe più del destino di questo oggetto. Per sciogliere l'enigma – postosi con chiarezza solo nell'ultimo secolo – sono state battute varie strade, tra le quali lo studio storico e filologico, l'esame chimico e biofisico delle tracce rilevabili sul tessuto, l'elaborazione informatica dell'impronta, la datazione del lino (test del radiocarbonio). Simili indagini, comunque, vengono spesso pregiudicate dal fatto di presupporre per assodata una prima conclusione, ovvero che l'immagine sulla sindone sia l'impronta lasciata da un corpo maschile un tempo vivo. Al contrario, invece, questo è un aspetto cruciale, che è di fondamentale importanza discutere e chiarire: perché se analizzando la questione si dovesse giungere a concludere che l'immagine non è quella di un corpo umano, bensì il frutto di un artificio, ogni discorso successivo dovrebbe cambiare. Qui si propone ora un esame dei punti rilevanti della questione seguendo una prospettiva differente da quella ordinaria, che sembra consentire di giungerfe a una conclusione soltanto dopo aver valutato i dati e non prima. Le caratteristiche dell'immagine Poiché si tratta di interpretare una figuravisibile su un telo di lino, converrà prima di tutto osservare con attenzione le caratteristiche dell'immagine. A un primo apprezzamento è facile distinguere una figura umana, frontale in una metà del telo e dorsale nell'altra metà, che rappresenta un uomo con barba e capelli lunghi, disteso con le mani incrociate a coprire il pube, e con piccoli rivoli di liquido (sangue) in alcune aree quali fronte, capelli, braccia. A un'ispezione più dettagliata, tuttavia, si scopre che...
A proposito della storia documentata del telo oggi conservato a Torino, si devono ricordare almeno i seguenti passaggi.
Molta parte del dibattito recente sulla sindone verte intorno alle indaginiscientificheeffettuate, ai metodi impiegati e ai risultati ottenuti. Non ha molta importanza discutere delle prove che rimangono controverse o di quelle che, pur essendo sostanzialmente chiare, vengono contestate da una parte degli studiosi (come avviene per il test al radiocarbonio, che malgrado alcuni errori di calcolo compiuti inizialmente dai ricercatori ha fatto risalire con certezza al Medioevo il lino con il quale è stato tessuto il telo sindonico: ritenuto affidabile dalla comunità scientifica, il test è ora rifiutato dai sindonologi che pure in precedenza l'avevano richiesto). Evitando diatribe superflue su temi ancora aperti, conviene soffermarsi su alcuni riscontri scientifici sui quali c'è accordo unanime.
Il primo elemento che spicca dall’insieme delle indicazioni ricordate è una migliore definizione di quel che la sindone non è. L'impronta sul telo non è quella di un corpo umano (punti 1, 3, 4, 6, 7, 8, 9, 11, 12), né è una raffigurazione esatta di un corpo umano (tutti i punti 1-9). Non è un'immagine dipinta (punto 10), salvo che in alcuni dettagli (punto 13); e l'elaborazione al computer (punto 18) nonché la caratteristica generale della figura (punti 2, 5 e 6) propongono l'eventualità di un modello di partenza non completamente tridimensionale. Le vicende storiche e le vicissitudini attraversate dall'oggetto forniscono inoltre una spiegazione dei riscontri scientifici contraria all'«autenticità» della reliquia (punti 16 e 17). Dopo aver considerato che cosa probabilmente la sindone di Torino non è, c’è da chiedersi che cosa invece può essere, e come si è formata l'immagine. Tenendo presente che ha tutto l'aspetto di essersi prodotta per una leggera bruciatura delle fibre superficiali del lino (punti 10 e 18) e che la sagoma di partenza appare appiattita (punti 5, 6, 18), la risposta più lineare che si può avanzare è che l'impronta sindonica sia stata costruita nel Medioevo appoggiando un telo a un lungo bassorilievo (o meglio, un altorilievo) riscaldato, raffigurante di fronte e di retro un uomo morto per crocefissione, e lasciando «colorire» lo strato superficiale delle fibre del lino. Questa ipotesi non rappresenta una novità, in quanto negli ultimi decenni è stata discussa da diversi autori anche se con leggere varianti: ha il pregio di essere l'unica ad accordarsi a tutto ciò che è noto del telo di Torino, sia a seguito di riscontri visivi e strumentali, sia in considerazione dei documenti storici. L'eventualità del bassorilievo riscaldato scaturisce soprattutto dal riscontro dell'elaborazione informatica dell'immagine: sia perché i segni dell'incendio del 1532 danno al computer lo stesso genere di effetto delle altre tracce, con rilievi tanto più evidenti quanto più le bruciature sono state intense, sia perché all'osservazione si distingue proprio un effetto-bassorilievo, e non un corpo a tutto tondo, nella figura ricostruita. Le anomalie anatomiche (punti n. 1-9), e in particolare la mancata distorsione dell'immagine del viso e delle gambe (punto n. 5), si spiegano con imperfezioni sul modello di partenza, delle quali l'artista ha avuto ragione di non preoccuparsi troppo dato che l'immagine finale sarebbe stata abbastanza confusa da porre in secondo piano le incongruenze. Inoltre la costruzione artificiosa della «reliquia» rende comprensibile il rifiuto all'ostensione da parte delle prime autorità ecclesiastiche che si occuparono della faccenda, e spiega l'improprietà linguistica (punto 15), in quanto non essendo un oggetto pervenuto dall'antichità il telo ha ricevuto un nome inesatto da parte di persone non approfondite in lingua e cultura antica. Nel valutare complessivamente l'ipotesi del bassorilievo riscaldato, infine, è importante tener presente che nessuna delle altre spiegazioni che possono essere (e sono state) avanzate per spiegare l'immagine e l'origine del telo di Torino è così linearmente in accordo con tutto ciò che si può osservare e si sa di certo su questo oggetto, senza essere contemporaneamente in contraddizione con alcun riscontro sperimentale, scaturito o meno da indagini scientifiche. | |
Autore: Massimo Biondi http://www.scienzaonline.com/archeologia/sindone.html |
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Una lettura della sindone di Torino
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