Fu un
attimo: per un attimo, tutte le parti in causa si volsero a pensare a quello che avevano dovuto sopportare le
vittime dello scandalo. Ma fu, davvero, un momento: poi, subito alla
politica, subito alla
diplomazia, per proteggere i reciproci
interessi. Questo emerge dal
cable che l’Ambasciatore irlandese presso la Santa Sede ha consentito alla diplomatica americana
Julieta Valls di comporre, dopo un colloquio privato, e che è stato inviato al
Pentagono nel febbraio scorso, e che il
Guardianha e
pubblica in mattinata, dopo averlo reperito dall’archivio di
Wikileaks.
INCHIESTE GOVERNATIVE – Tutto inizia nel 1990. L’allora premier irlandese, racconta la fonte americana,
Berthie Aehrn, in risposta alle plurime
denunce di abusi perpetrati da esponenti del clero, mette in piedi una commissione di inchiesta governativa, il pool
Ryan, che, quando riferisce al parlamento, descrive gli abusi nel clero come
“una piaga endemica”. Il governo così si muove per
reprimere questa situazione – perchè, confessa il diplomatico irlandese,
“è coinvolto
il ministero dell’Educazione” – ordinando una indagine
indipendente alla nuova commissione
Murphysull’Arcidiocesi di
Dublino. E’ proprio questa intromissione
parlamentare che, in Vaticano, è vista come
inaccettabile: d’altronde la commissione,
“scavalcando le autorità locali, invia una lettera direttamente alla Congregazione per la Dottrina della Fede”. Un salto gerarchico, appunto, inaccettabile:
“Le richieste della commissione hanno offeso molti in Vaticano, perchè sono state viste come un affronto alla sovranità della Santa Sede. Le autorità vaticane si dissero anche infastidite dal fatto che la commissione Murphy non rispettò i canali tradizionali di comunicazione con il Vaticano. E, oltre al danno la beffa, le autorità credevano inoltre che oppositori politici in Irlanda stessero sollevando un polverone pubblico chiedendo al governo che pretendesse una risposta del Vaticano. Alla fine, il segretario di Stato Tarcisio Bertone scrisse all’ambasciata irlandese pretendendo che ulteriori comunicazioni fossero effettuate tramite normali canali diplomatici, attraverso rogatorie di documenti”.
NON E’ FINITA – Insomma, strettissimo rispetto della formale procedura diplomatica, quello chepretendeva il Vaticano per rispondere al governo irlandese sugli abusi dei preti pedofili. E pressioni diplomatiche perchè nessuno sgarrasse più: “L’ambasciatore irlandese ci ha detto che questa è stata la crisi più difficile che si è trovato a gestire. (…) Alla fine, il governo irlandese si risolse a non effettuare nessuna pressione per pretendere una risposta del governo del Vaticano”. Troppo in la, una richiesta del genere, e troppo piccola la debole Irlanda per imporsi. Ma è il popolo d’Irlanda a non accettare il risultato: “La rabbia popolare non si è affatto spenta. Il rifiuto della Santa Sede di rispondere alla Commissione Murphy ha creato un furore di malcontento popolare quando la notizia è emersa. Il ministro degli esteri è stato costretto a convocare il Nunzio papale per discutere la situazione”, continua il cable. “Il risentimento verso la Chiesa di Roma rimane molto alto, particolarmente verso la copertura istituzionale garantita dalle autorità della Chiesa”. E questo è uno solo dei motivi, continuano le fonti diplomatiche, per ritenere che “la crisi nella Chiesa cattolica in Irlanda si protrarrà per molti anni, visto che solo i casi riguardanti la diocesi di Dublino sono emersi. Le indagini sulle altre diocesi porteranno probabilmente a ulteriori e dolorose rivelazioni: ne sono certe le autorità di entrambi gli stati”.
VALUTARE CON PRUDENZA – Secca e veloce, in mattinata, arriva la smentita della Santa Sede. A parlare è Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, che sottolinea come, essendo tali dispacci di fonte diplomatica americana, e quindi non ufficiali della Santa Sede, debbano essere presi con le pinze: “Il contenuto dei documenti diffusi da Wikileaks riguardanti il Vaticano ‘riflettono le percezioni e le opinioni di coloro che li hanno redatti e non possono essere considerati espressione della stessa Santa Sede. La loro attendibilita’ va quindi valutata con riserva e con molta prudenza, tenendo conto di tale circostanza”, spiega alle agenzie Lombardi, che accenna ad un accusa verso Wikileaks: “Senza entrare nella valutazione dell’ estrema gravita’ della pubblicazione di una grande quantita’ di documenti riservati e confidenziali e delle sue possibili conseguenze, la sala stampa della Santa Sede osserva che una parte dei documenti resi pubblici recentemente da Wikileaks riguarda rapporti inviati al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America dall’ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede. ” In mattinata, una nota ufficiale del Vaticano rincara: la pubblicazione dei documenti segreti è un atto di “estrema gravità”.
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