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Wikileaks: l'ira della Santa Sede


Il Vaticano protesta contro le rivelazioni sui files Usa: «Estrema gravità della pubblicazione»

Benedetto XVI (Eidon)
Benedetto XVI (Eidon)
MILANO - Le rivelazioni di Wikileaks non sono state molto gradite dal Vaticano. «Estrema gravità » Sono queste le parole usate in una nota della Sala Stampa vaticana, a seguito della diffusione di una serie di files di Wikileaks in cui si riportano delle comunicazioni della diplomazia americana, che riguardano la Santa Sede. Il Vaticano precisa di non volere «entrare nella valutazione dell'estrema gravità della pubblicazione» dei documenti e ribadisce che i files «riflettono le opinioni di coloro che li hanno redatti».
LE RIVELAZIONI - Nei files oltre ai giudizi sul segretario di Stato cardinal Bertone si parla anhe dei giudizi dell'allora cardinale Joseph Ratzinger espresse nel 2004 scetticismo verso l'adesione della Turchia all'Unione Europea differenziandosi così dalla posizione di neutralità assunta dal Vaticano sulla questione.
Nei cable di Wikileas sul Vaticano si discute ampiamente anche delle strategie comunicative della Santa Sede e tra i vari dettagli si apprende che nella fase finale del pontificato di Giovanni Paolo II si tenne una speciale riunione ad alto livello per decidere quale linea adottare contro il «Codice da Vinci», il romanzo di Dan Brown ambientato a Roma dove sotto accusa è in primo luogo l’Opus Dei (da ricordare che l’allora portavoce vaticano, Navarro Vals, era membro dell’Opus Dei). Nel «cable» si parla di un incontro con Manuel Sanchez, capo relazioni internazionali dell’Opus Dei. Sanchez disse che l’Opus Dei aveva proposto in Vaticano tre linee di condotta: 1) ignorare la controversia;
2) scegliere la guerra aperta e ribattere colpo su colpo negando qualsiasi accusa;
3) adoperare la controversia come un modo di spiegare gli scopi dell’associazione al mondo. Sanchez dice anche se si scelse la terza via impegnandosi in regolari iniziative pubbliche e briefing con la stampa.
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