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PADRI DELLA CHIESA E SUPERSTIZIONE


AstrologiaArriviamo ora a colui che ebbe il maggiore influsso nelle definizioni e negli atteggiamenti della Chiesa sulla questione superstizione, fino ad oggi, Sant' Agostino (354-430),  come Lattanzio anch'egli di origine nordafricana (e convertito al Cristianesimo nel 387). Con Sant' Agostino emerge con chiarezza ciò che Lattanzio aveva adombrato. La superstizione è sostituire il Dio cristiano con altro e perciò essa va condannata in quanto viola il principale dei Comandamenti, il Non avrai altro Dio all' infuori di me (Esodo, 20, 3)(4). Alcuni brani de Le Confessioni mostrano disprezzo e ripugnanza di Agostino verso la superstizione che pure lo aveva accompagnato per vari anni, fin quando dalla superstitio passò alla religio(5). Più in generale Agostino, astrologo pentito, attaccò l' astrologia perché attribuiva i peccati dell' uomo all’ influsso degli astri invece che all’ uomo stesso. La predizione del futuro era inoltre considerata come una svalutazione del libero arbitrio e quindi indirettamente come l’ esclusione dell’ azione divina
 sulla salvezza dell’ uomo. E pensare che l' astrologia (si approfondisca qui) era vista dai primi cristiani come un qualcosa di insito nella stessa loro religione(6): non era stato Gesù, il Dio in terra, annunciato da una stella ?
Diversi autori cristiani si pronunciarono contro la divinazione attraverso gli astri. Il giudizio del Padre della Chiesa San Giustino di Nablus(7) (100, circa 165) è il più chiaro e li riassume tutti introducendo, nella sua Apologia [I, 43], il fondamentale argomento del libero arbitrio:
 XLIII. - 1. Perché nessuno, da quanto è stato da noi detto, ci pensi sostenere che gli avvenimenti soggiacciono inesorabilmente al fato, per il fatto di essere predetti come preconosciuti, scioglieremo anche questo nodo.
2. Noi abbiamo appreso dai Profeti, e dimostriamo essere vero, che le punizioni e le pene e le buone  ricompense vengono assegnate a ciascuno secondo il merito delle sue azioni. Perché, se non fosse così, ma  tutto si compisse per destino, non esisterebbe per nulla il libero arbitrio. Se infatti fosse già stabilito che l'uno sia buono e l'altro cattivo, né quello sarebbe da lodare, né questo da biasimare.
3. D'altra parte, se il genere umano non ha facoltà di fuggire il male, e di preferire il bene per libera scelta, non è responsabile, qualsiasi azione compia.
4. Noi dimostriamo invece che l'uomo è virtuoso o fa il male per libera scelta.
5. Vediamo infatti che un medesimo uomo passa da un comportamento a quello opposto.
6. Se fosse stabilito che egli sia o cattivo o buono, non sarebbe mai soggetto a comportamenti contrapposti, né muterebbe più volte. Non ci sarebbero né i buoni ne i cattivi, poiché si dimostrerebbe che il destino è la causa sia del bene sia del male, e che esso perciò è contraddittorio in se stesso; oppure che noi riteniamo vero quanto riportato prima, che cioè virtù o vizio non sono nulla, e le cose sono buone o cattive solo a giudizio personale: il che, come la retta ragione dimostra, è massima empietà e ingiustizia.
7. Noi invece sosteniamo che fato ineluttabile è soltanto questo, che esiste un premio per chi sceglie il bene, e parimenti giusti castighi per chi sceglie il contrario: perché Dio ha fatto l'uomo non come gli altri esseri, come alberi e quadrupedi, incapaci di agire per libera scelta. Infatti non sarebbe meritevole né di ricompensa né di lode, se non scegliesse egli stesso il bene, ma fosse buono per natura; né, se fosse cattivo, sarebbe giusto che ricevesse una punizione, poiché non sarebbe tale per una scelta, bensì perché non potrebbe essere diverso da come è.
        Su questa strada, con condanne sempre più dure contro l'astrologia, si muoveranno i discepoli di Giustino: Taziano il Sirio ( ? - ?) poi divenuto eretico, Origene di Alessandria (circa 185 - 254) che sosteneva tesi quasi eretiche (subordinazione di Gesù a Dio), Eusebio di Cesarea (circa 260 - 339) che era quasi eretico come Origene e sostenitore dell'alleanza dei cristiani con Costantino di cui fu cortigiano. 
        Agostino ebbe un grande ascendente su tutti gli altri pensatori cristiani, almeno fino a San Tommaso. L'identificazione della superstizione con l'idolatria, con il permanere di credenze, tutte assegnate ad altre religioni, tutte pagane è la caratteristica fondamentale e riassuntiva di ogni critica cristiana alla superstizione di Agostino. Ma Agostino ebbe anche un altro ruolo che caratterizzò ilo Cristianesimo fino a tempi recentissimi (e fors'anche fino ad oggi). Fu Agostino a mettere in relazione la superstizione con il diavolo, il demonio e ad aprire la strada al culto diabolico. Avere delle superstizioni è peggio che essere pagano, significa aver aderito al culto del diavolo. Dietro questa semplice frase vi è la persecuzione che sarà praticata da preti e monaci di vari ordini nei secoli successivi a poveri disgraziati accusati di aver ceduto alla seduzione del maligno. Il male non è stato inventato dai cristiani ma furono i cristiani a metterlo sull'altare con dignità pari al bene. Il male era presente nella tradizione ebraica, i cristiani lo associarono alla sua natura ricavata dalla cultura, che in realtà poco compresero, greco-ellenistica e romana. Prima di passare oltre devo avvertire che demone e diavolo sono due cose diverse che solo con Agostino inizieranno a coincidere. I demoni erano ritenuti da Platone ed i neoplatonici una specie di intermediari tra gli angeli e gli uomini e in una scala di prestigio si trovano sotto gli angeli ma sopra gli uomini. Lo stesso Agostino [De civitate dei, VIII, 14] parte dalla confutazione di ciò per arrivare alla sua definizione di demoni:
14. 1. Si dà, dicono i platonici, una tripartizione di tutti i viventi che hanno l'anima ragionevole, cioè in dèi, uomini e demoni. Gli dèi occupano la sfera più alta, gli uomini la più bassa, i demoni quella di mezzo. Infatti la sede degli dèi è nel cielo, degli uomini in terra, dei demoni nell'aria. Come hanno una differente dignità della sfera, così anche dell'essere. Perciò gli dèi sono superiori ai demoni e agli uomini, gli uomini sono posti sotto agli dèi e ai demoni tanto nel grado degli elementi come per differenza di perfezioni. Quindi i demoni sono al mezzo e come sono da considerare inferiori agli dèi perché hanno dimora al di sotto di essi, così sono da considerare superiori agli uomini perché hanno dimora al di sopra. Hanno infatti comune con gli dèi l'immortalità del corpo e con gli uomini le passioni dello spirito. Quindi non c'è da meravigliarsi, dicono, se godono dell'oscenità degli spettacoli e delle favole dei poeti, perché sono soggetti alle inclinazioni umane mentre gli dèi ne sono ben lontani e immuni in tutti i sensi. Se ne conclude che Platone, riprovando e proibendo le favole poetiche, non privò del piacere degli spettacoli teatrali gli dèi, che sono tutti buoni ed eccelsi, ma i demoni.
Ma Agostino corregge Platone affermando che non è certo l'occupare un posto più alto che rende migliori. Infatti:
17. 1. [...] Rimane dunque che i demoni come pure gli uomini siano soggetti alla passione perché sono viventi non felici ma infelici. 17. 2. Per quale dissennatezza dunque o piuttosto forsennatezza dovremmo renderci schiavi mediante una religione ai demoni, quando mediante la vera religione siamo liberati dall'imperfezione in cui siamo loro simili ? I demoni infatti sono mossi all'ira [...] a noi invece la vera religione comanda di non essere dominati dall'ira ma piuttosto di resisterle. Mentre i demoni sono blanditi dai doni, a noi la vera religione comanda di non favorire alcuno dietro accettazione di doni. Mentre i demoni sono allettati dagli onori, a noi la vera religione comanda di non lasciarci in alcuna maniera attirare da essi. [...]. Quale motivo v'è dunque, se non una insipienza ed errore miserevole, di renderti schiavo col culto a uno da cui desideri esser diverso nella condotta e di adorare con la religione uno che ti rifiuti d'imitare, quando l'assenza della religione è imitare l'essere che adori ?
I demoni secondo Agostino, dunque, devono essere presi per ciò che sono, cioè esseri malvagi che tramano contro l'uomo:
20. [...] [I demoni] sono spiriti smaniosi di fare il male, completamente alieni dalla giustizia, tronfi di superbia, lividi d'invidia, astuti nell'inganno. Abitano, è vero, nell'aria, ma perché, cacciati dalla sublimità del cielo più alto, sono stati condannati a causa di una caduta senza ritorno a questo, come dire, carcere per loro conveniente. Per il fatto poi che l'aria ha la sfera superiore alla terra e all'acqua non sono superiori agli uomini in perfezioni. Questi anzi li superano di molto non certo perché hanno un corpo terreno ma se hanno, scegliendo il vero Dio in aiuto, una coscienza religiosa. Essi però dominano come prigionieri e schiavi molti che non sono degni della partecipazione alla vera religione e hanno convinto la maggior parte di costoro di esser dèi con fatti meravigliosi e false predizioni. Tuttavia non sono riusciti a persuadere di esser dèi alcuni individui che erano più attenti e perspicaci nell'intuire la loro immoralità; allora hanno dato ad intendere di essere intermediari e intercessori di favori fra gli dèi e gli uomini. Così alcuni individui ritennero di dover loro tributare per lo meno questo onore. Essi non credevano che fossero dèi perché sapevano che sono malvagi e ritenevano che tutti gli dèi fossero buoni, ma non osarono ritenerli completamente indegni dell'onore divino, soprattutto per non contrariare i cittadini dai quali, come essi osservavano, per inveterata superstizione si offriva il servizio mediante tanti riti sacri e templi.

I DIAVOLI E GLI ANGELI

        I primi mille anni del Cristianesimo fecero praticamente a meno del diavolo. Vi era un qualche interesse per questa figura da parte di teologi e moralisti ma niente che riguardasse il grande pubblico. Come già accennato il male esisteva in tutte le religioni precristiane ma assumeva forme diverse, caratteristiche diverse, sembianze diverse. le differenti figure del male pian piano confluirono nel Lucifero, re dell'Inferno, del Medio Evo. Gli stessi teologi ebbero difficoltà molto grandi a sintetizzare le varie culture del male, quelle del Vecchio con quelle del Nuovo Testamento e queste due con le più differenti eredità orientali sul medesimo tema. Furono i Padri della Chiesa che lavorarono per vari secoli per dare coerenza e razionalità metafisica alle differenti narrazioni diaboliche che si erano andate accumulando. Ma per poter ammettere il diavolo occorreva prima avere una struttura teologica in grado di opporsi ai pagani, agli gnostici ed ai manichei. Occorreva mettere insieme la storia del serpente biblico (che, sia chiaro, non era il diavolo ma il più scaltro tra tutti gli animali), con quella degli angeli ribelli, con la tentazione, la seduzione sessuale ed il drago possente ed orrendo. I Padri della Chiesa, coscienti o meno che fossero, ridettero vita al mito della lotta cosmica primordiale tra gli dei con in gioco la condizione umana. Un dio ribelle e sconfitto si impossessa della Terra che fa diventare suo regno mediante le armi del peccato e della morte. Il dio di questo mondo terreno (così lo chiama Paolo) è combattuto da Cristo, figlio di Dio, fino alla Crocifissione che è uno dei messaggi più complessi della favola del Cristianesimo: insieme vi è la sconfitta del figlio di Dio e la sua vittoria. La lotta comunque continua e continuerà fino alla fine dei tempi. Questa ricostruzione sarebbe implicita nel Nuovo Testamento ma non esplicitata con la chiarezza necessaria. Conseguenza di ciò è che si trascurò il diavolo per quei mille anni di cui dicevo.
        Fu Agostino, come accennato, a trasformare in modo sottile questa visione della lotta primordiale in evento che vede Dio che permette l'esistenza del Male per poterne trarre il Bene. Il peccato è una entità ineliminabile dell'universo ma è una entità benigna per chi si trova in stato di grazia (come dire: ci accorgiamo di agire bene perché sappiamo che c'è chi agisce male, comunque a nostro giudizio e del confessore). Per Agostino nulla di ciò che è stato creato da Dio può essere detto cattivo, a meno che non ci si voglia assurgere a giudici della creazione. Non si tratta quindi di scegliere tra un bene e un male, bensì di decidersi tra un bene inferiore e uno superiore. La caduta degli Angeli è per Agostino un complotto divino che sarà in grado di permettere la Redenzione. In tale sistema il diavolo è uno strumento di Dio per correggere i cattivi comportamenti dell'uomo. Il Nemico di Dio diventa così il mezzo di cui si serve Dio per convertire (si osservi che nascerebbero gravi problemi ad ammettere una dualità di poteri ed Agostino combatteva il manicheismo che invece teorizzava proprio una cogestione del mondo tra il bene ed il male. Il diavolo non può essere altro che creatura divina che Dio stesso utilizza). Ma d'altra parte le cose stavano biblicamente così: nella Bibbia Satana (un nome comune e non il diavolo) è al servizio di Dio. Ritroviamo ciò nel libro di Giobbe del V secolo a.C. ed anche nel libro di Samuele del X secolo a.C. [II, 24], in un episodio (un censimento degli israeliti chiesto da Dio a David poi rimproverato dallo stesso Dio volubile agli ebrei che verranno puniti) ripreso nelle Cronache del III secolo a.C., in cui è Satana (ora diventato il Nemico) a chiedere a David il censimento che poi sarà punito. In ogni caso sarà la concezione di Agostino a penetrare nella cultura cristiana come atteggiamento colto aprendo però ad ogni atteggiamento misterico, paranormale, superstizioso.
        Sul finire del V secolo, dall' opera di Proclo, ultimo grande filosofo bizantino, emerge che si è sviluppato una teoria del mondo che  incorpora il sistema geometrico di Claudio Tolomeo con elementi della cosmologia fisica di Aristotele. Un probabile allievo di Proclo, il neoplatonico Pseudo Dionigi (inizio VI secolo), da non confondersi con Dionigi l'Aeropagita (che fu convertito da San Paolo nel I secolo) che ebbe grande influenza proprio per questa confusione, che conosciamo attraverso il Corpus aeropagiticum, inserì in questo sistema astronomico elementi platonici e quindi cristiani. Si inventano dei motori spirituali che dovrebbero muovere le nove sfere costituenti i cieli nel sistema aristotelico-tolemaico. In accordo con Aristotele, i motori dovevano essere sempre più nobili mano a mano che si saliva dalla Terra verso il cielo delle stelle fisse. Pseudo Dionigi considerò che tali spiriti motori delle sfere dovevano essere degli Angeli, quelli introdotti dalla Bibbia, Angeli organizzati in nove gradi gerarchici. Quelli responsabili del primo movimento, il primum mobile che è situato al di là della sfera delle stelle fisse, erano i Serafini, quindi le essenze angeliche che muovevano la sfera delle stelle fisse erano i Cherubini poi, via via scendendo di sfera vi erano: i Troni, le Dominazioni, le Virtù, le Potenze, le Principalità, gli Arcangeli, gli Angeli che da buoni ultimi si occupavano del Cielo della Luna. In un decimo cielo, l'Empireo, vi era Dio che naturalmente nella gerarchia era colui che era sopra a tutto, abbracciandolo tutto. Le gerarchie si moltiplicavano all'interno di ogni singola essenza angelica. Così che vi era il Serafino capo con tutti i suoi sottoposti a ranghi sempre più bassi. Arrivati in Terra c'era l'uomo, gli animali e le piante. E sotto la superficie della Terra vi era l'Inferno nel quale vi era quanto di peggio si era prodotto sopra, scendendo fino al centro della Terra dove vi era il più ignobile abitatore dell'Inferno. Da sottolineare che sulla Terra, come altrove, vi era una gerarchia che vedeva più in alto il Patriarca della Chiesa, i vescovi e via discendendo fino agli ultimi servi. Si trattava di una catena continua fatta in modo che il più in basso di un ordine gerarchico era in contatto con il più in alto dell'ordine gerarchico sottostante.
        Lo Pseudo Dionigi, autore del trattato De Coelesti Hyerarchia, stabilì in modo preciso l'ordine gerarchico che doveva esservi tra Dio e le sue creature con sostanziali modifiche rispetto ad altri autori non cristiani. L'idea di una creazione continua dell'universo cui partecipavano i daimones (i demoni) non poteva accordarsi con i principi del Cristianesimo. Pseudo Dionigi iniziò a separare le funzioni della Trinità sola creatrice e degli angeli esseri superiori, immortali ma creati. Tra gli angeli poi furono distinti i buoni dai cattivi (quelli scaraventati giù dal cielo).
        Fu Papa Gregorio Magno (540-604), nel VI secolo, un vero bandito per la cultura (incendiò la Biblioteca Palatina e distrusse molti templi e statue di Roma) chiamato l' Attila della letteratura (e per questo fatto santo), che riprese le tesi di Agostino arricchendo teologicamente antiche e recenti concezioni gerarchiche del regno di Dio suddiviso nel modo illustrato. Gli Angeli, per Gregorio, sono i figli di Dio a cui si riferisce il libro di Giobbe [1, 6 e ss]. Nella sua esposizione di Luca [15, 1-10], Gregorio, seguendo lo Pseudo Dionigi, riconosce la struttura gerarchica di nove ordini celesti. Secondo Gregorio è il più basso Ordine di esseri angelici che viene inviato a proteggere l'uomo, mentre i più alti ordini rimangono usualmente alla divina presenza. Sarà poi Isidoro di Siviglia (560-636) che assegnerà funzioni e significati a questa metafisica in libertà. Gli Angeli vengono così chiamati perché essi annunciano 1a volontà del Signore al popolo, per cui la designazione di Angelo è il nome di una funzione, non di una qualche natura. Isidoro sottolinea che essi sono, in generale, spiriti ma quando vengono inviati vengono chiamati Angeli. Gli Angeli sono così denominati perché sono inviati dal cielo ad annunciare cose celesti all'uomo, il loro nome significa messaggeri, ed annunciano cose di minore importanza, mentre gli Arcangeli ne proclamano di maggiori. Che gli Arcangeli siano posti sopra gli Angeli si vede dalla narrazione del profeta Zaccaria. Certi Arcangeli hanno speciali nomi, che indicano le loro mansioni: Gabriele significa "Vigore di Dio" ed è inviato quando Dio vuole manifestare il suo potere come nell' Annunciazione a Maria, Michele significa "Chi è simile a Dio?", quando questo Arcangelo è inviato si scatena sempre qualcosa di meraviglioso, Raffaele significa "cura o salvezza di Dio" e questi viene inviato da Dio quando vi è necessità di arrecare la guarigione. Le designazioni di Troni, Dominazioni, Principati, Virtù e Potestà, coi quali 1'apostolo Paolo abbraccia l'intera società celeste, stanno ad indicare le varie dignità degli Angeli. Le Potestà sono quelle attraverso cui vengano compiuti segni e miracoli nei mondo; le Autorità sono quelle alle quali sono soggetti gli spiriti malvagi che così non possono danneggiare l'umanità come a loro piacerebbe; i Principati dispongono gli Angeli loro sottoposti affinché possano eseguire i loro compiti; le Dominazioni sono quelle che sorpassano per dignità le Potestà e i Principati. I Troni sono i ranghi degli Angeli sui quali presiede direttamente il Creatore e attraverso i quali egli esegue i suoi giudizi. 1 Cherubini, il cui nome significa "pienezza di conoscenza", sono gli Angeli più sublimi, che, in seguito alla loro vicinanza a Dio, ne derivano anche la maggiore saggezza. 1 Serafini sono una moltitudine di Angeli i1 cui nome significa "ardenti o roventi" perché non vi sono altri Angeli che stiano fra loro e Dio e di conseguenza essi sono quelli maggiormente infiammati della luce divina.
        Data la divisione gerarchica tra gli angeli, Lucifero si poté qualificare meglio. Essendo uno degli angeli più importanti doveva essere un serafino. E così dagli angeli si passava ai demoni attraverso interessantisime disquisizioni, tra le migliori menti dei teologi, lunghe secoli. Occorre arrivare al Secondo Concilio di Nicea del 787 per avere una qualificazione precisa ed accettata dall'intera Chiesa di Angeli e demoni. Gli angeli ed i demoni erano entità incorporee con la stessa natura dell'aria i primi e del fuoco i secondi. Ulteriore notizie furono date dal Quarto Concilio Laterano del 1215 in cui si affermò che tutti gli angeli, sia i buoni (i veri angeli) che i cattivi (i diavoli), sono di natura totalmente incorporea. Siamo, si può notare, ancora a disquisizioni teologiche che non avevano alcuna incidenza nella vita quotidiana che continuava con i suoi riti e le sue superstizioni nelle quali, tra l'altro, non appariva mai il diavolo. Tutto ciò non preoccupava minimamente la Chiesa. Occorrerà aspettare la paura della nascita di una religione satanica dell'Anticristo, l'evocazione fatta da persone colte di un Satana come forza oscura tramante contro la Rivelazione, perché la Chiesa, nel XV secolo, inizi a temere il diavolo e ad intervenire con brutalità nella vita quotidiana nella quale non era cambiato nulla perché il diavolo continuava a non partecipare.


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